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In quest’ora delicatissima della storia

 

La Preghiera dell’Arcivescovo

 

In quest’ora delicatissima della storia,

con fede viva e speranza certa,

Ti chiediamo, Padre,

di allontanare da noi questo calice.

Ci fa male vedere le strade deserte,

le scuole chiuse, le chiese vuote, molti lavori fermi.

Ci addolora essere aggiornati ogni giorno

sull’epidemia che avanza spietata

e della morte di tanti nostri fratelli.

Ma con Gesù, tuo figlio e nostro fratello,

Ti ripetiamo, Padre, “non la nostra, ma la Tua volontà”:

quella che rende bello il generoso ed instancabile

servizio degli operatori sanitari;

quella che illumina il viso di chi,

pur colpito dalla malattia, continua a sperare in Te;

quella che rende preziose ai tuoi occhi

le tante preghiere nascoste e l’offerta di tanti sacrifici;

quella che consacra dentro le mura domestiche

quei legami che ci rendono più forti e sereni.

Santi Martiri di Otranto,

con la vostra intercessione

aiutateci a vincere tutte le forme di paura e di egoismo

che, prima ancora del nostro corpo,

abbattono la nostra anima;

il passaparola del vostro sì sul Colle

trovi eco nella nostra unanime e rinnovata

confessione di fede.

Maria, Madre nostra,

Tu che sei accanto a ogni tuo figlio

e che conosci il cuore di ognuno,

prega per noi,

sostienici in questo momento

e indicaci con i tuoi occhi fiduciosi

lo sguardo di Colui che, inchiodato

sulla croce di tutti coloro che soffrono,

continua a donarci il suo Amore

e a chiederci il nostro.

Amen

 

 

✠ DONATO NEGRO

Arcivescovo

 

 

 

 

Arcivescovo di Otranto

COVID-19: come comportarsi.

Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica.

Comunicazione al Clero dell’Arcidiocesi di Otranto

In riferimento al decreto-legge del Consiglio dei Ministri del 23 febbraio sc, n 6 recante <Misure urgenti in materia di contenimento e gestione del’emergenza epidemiologica da COVID-19> e alle indicazioni del Comitato tecnico scientifico del 2/4 marzo sc.;

accogliendo le indicazioni del “Comunicato stampa” dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI e quelle della Conferenza Episcopale Pugliese;

si stabiliscono le seguenti indicazioni:

  • Non sospendere le Celebrazioni Eucaristichegli incontri di preghiera che caratterizzano il tempo quaresimale;
  • evitare lo scambio della pace durante la messa;
  • distribuire la Comunione ai fedeli solo sulle mani;
  • svuotare le acquasantiere presenti nelle chiese;
  • interrompere la catechiesi dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi e le attività degli oratori parrocchiali fino al 3 aprile pr.;
  • rimandare le celebrazioni delle Sante Cresime, previste dal calendario della Segreteria arcivescovile fino al 15 marzo;
  • annullare l’incontro di preghiera con gli adolescenti, previsto per il 12 marzo nella parrocchia “Maria Ss. Immacolata” a Maglie;
  • rimandare la GMG diocesana del 21 marzo pr. a data da stabilirsi;
  • rimandare la visita agli ammalati del primo venerdì del mese di marzo da parte dei sacerdoti e anche quelle degli accoliti o dei ministri della Comunione;
  • ridurre le tradizionali “Tavole di San Giuseppe” alla sola dimensione familiare;
  • evitare di porgere le condolianze al termine della celebrazione dei funerali e degli ottavi o trigesimi;
  • per ogni manifestazione religiosa esterna (vie crucis e processioni) ottenere prima le autorizzazioni previste dalla normativa vigente;
  • rimandare sempre alle misure igienico-sanitarie, previste dal protocollo del Governo.

 

– Si chiede ai Reverendissimi Sacerdoti e a tutti gli operatori pastorali un atteggiamento di intelligente prudenza e di fraterna vicinanza ai fedeli che vivono in questo momento un comprensibile stato di disorientamento.

– Si ricorda che scelte diverse e meno rigide da quelle previste dal Consiglio dei Ministri, dalla CEI e dalla CEP potrebbero creare facili e reali occasioni di contagio e potrebbero essere sottoposte al Codice Penale nei confronti di chi ne ha creata l’occasione.

– In attesa di possibili ulteriori aggiornamenti, che ci si augura meno restrittivi, rimangono in vigore per tutte le comunità della Diocesi di Otranto le indicazioni date in data ordierna.

 

Otranto, 05 marzo 2020

✢ DONATO NEGRO Arcivescovo

NORME_PER_CORONAVIRUS


Messaggi del Vescovo

Natale…per convertirsi al Vangelo

Lettera di Natale alle famiglie

 

Carissima Famiglia,

come negli anni passati, busso alla tua porta, anche in questo 2019, per affidarti, sorridente, confidente e amico, il mio biglietto augurale:

Auguri affettuosi di un sereno e santo Natale nella pace del cuore!

E anche quest'anno, voglio accompagnare le parole dell’augurio e dell’affetto con un’immagine espressiva ed eloquente: con un’icona natalizia recuperata dalla tradizione di bellezza della nostra arte sacra locale. Si tratta di un dipinto ad olio su tela della prima metà del Settecento di un ignoto pittore salentino e conservato nel Convento dei Farti Minori di Galatina. Un’immagine della Notte Santa molto semplice ed essenziale: una mangiatoia di pietra, con poca paglia e un lenzuolino bianco, appena visibili il bue e l’asino, in primo piano un pastore inginocchiato, lacero e scalzo, a rappresentare tutti noi, in atto di adorazione. E poi la Santa Famiglia a illuminare la scena.

Una geometria simbolica di sguardi: Maria e il pastore guardano il piccolo neonato. Gesù guarda, da un lato, in alto: il cielo. Giuseppe guarda, dall’altro lato, in basso: la terra. Nessuno guarda noi: così che, in punta di piedi, ci avviciniamo anche noi, per inginocchiarci nell’adorazione e per sentirci avvolti dal pleroma della gloria (al cielo) e della pace (in terra) e per contemplare il mistero dell’Incarnazione, con il consenso della fede, e dire il nostro sì. Grazie, Padre, per averci donato tuo Figlio. In Lui, nel Figlio, sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra.

Ci colpisce lo sfondo povero e desolato. Non c’è un tetto – di canne o di frasche – ma la Santa Famiglia è esposta a tutte le intemperie metereologiche e naturali. Alle loro spalle un rudere di muro, dietro al quale si intravede un albero, spoglio, un torso di tronco inclinato, quasi divelto e cadente.

Ci vengono in mente i catastrofici eventi metereologici e naturali di questi ultimi mesi che hanno flagellato le nostre coste, venti rabbiosi che hanno abbattuto alberi (forse anche qualche ulivo già morto e secco, tra i tanti che purtroppo vediamo, spettrali, nelle nostre campagne) e fatto altri danni. Se allarghiamo lo sguardo a tutto il Paese, ecco le immagini dell’acqua alta o di diverse inondazioni e allagamenti locali: altre distruzioni.

E poi lo sappiamo: la forza degli eventi naturali appare resa più distruttiva dai cambiamenti climatici che hanno tropicalizzato il nostro clima (siccità che si alterna a trombe d’aria e tifoni, scioglimento di ghiacciai e innalzamento del livello del mare, perfino – nel nostro Mediterraneo – presenza di pesci da mari caldi).

Sappiamo bene che si tratta di cambiamenti indotti, o almeno favoriti, da comportamenti umani. Questo vuol dire che potremmo evitarli correggendo i nostri comportamenti, ma è proprio questo che non sappiamo o non vogliamo fare! E ci arrendiamo e siamo, insieme, vittime e colpevoli. Quanto tempo per attivarci, se pure lo facciamo! Si tratti della xylella o del polo siderurgico di Taranto: che difficoltà ad impostare un progetto di conversione per il bene comune!

Il Papa ci ha offerto una riflessione cristiana complessiva: una visione di ecologia integrale. Riusciamo a guardare al Natale con gli occhi della fede cristiana e perciò di un’ecologia integrale?
Sarebbe un Natale senza sprechi. Non un Natale consumistico, artificiale, di plastica, ma un Natale sincero, spirituale, del cuore.
E soprattutto sarebbe la festa della nostra possibile liberazione. Sì, il Liberatore è nato, è venuto – come avevano promesso i profeti –, è tra noi e ci indica, con il suo Vangelo, la via della salvezza.

La povertà dipende da noi tutti, dai nostri sistemi economici ingiusti e dal commercio iniquo ed egoista: possiamo liberarcene. L’inquinamento, il consumo selvaggio delle risorse ambientali, lo spreco dipendono da noi. Possiamo liberarcene.

Sì, è sempre più urgente una conversione sociale all’ecologia integrale. Ma per questo ci vuole un cambiamento radicale del modo di vivere di ciascuno: della testa e del cuore di ciascuno. Oltre egoismi, interessi, privatismi. Essendo veramente radicale, tale cambiamento non ci sarà mai senza una sincera conversione al Vangelo: una conversione che porti la pace sulla terra, tra noi e la natura. La pace che ci è donata dalla gloria di Dio nel più alto dei cieli.

Ecco la possibilità che ci offre il Natale.
Ecco la liberazione del Signore che viene.
Ecco la gioia che lui ci dona.

 

Gioia che può essere di tutto il creato. Il creato, infatti, attende la rivelazione dei figli di Dio: attende cioè la liberazione dal Vangelo di Gesù, che noi possiamo annunciare vivendolo in pienezza.

Questo ci dice, quest’anno, il Natale. Come ogni anno: Vieni, c’è Gesù; con Lui cambia la tua vita; cambia il tuo cuore; scegli il bene, scegli il Vangelo.

Sappiamo qual è il bene, ma facciamo il male. Vorremmo che trionfasse il bene, ma facciamo strada al male che non vogliamo. Siamo prigionieri di strutture di peccato che ci sembrano fortissime e sempre vincenti. Poi viene un uragano e l’albero secco e pericolante ci cade sulla testa. Sarà sempre così senza un nostro risveglio: non per fidare solo sulle nostre forze, ma per affidarci e fidarci del Signore Gesù.

Coraggio! Apriamo il cuore alla speranza! Il Natale ci dice questo, perché è annuncio di pace, di vita e di amore.

E con questi medesimi sentimenti di pace, di vita e di amore, vi abbraccio uno per uno e vi benedico.

Otranto, 25 dicembre 2019

✢ DONATO NEGRO Arcivescovo

L'identità 2019 / 2020

La nuova identità de l’Arcidiocesi di Otranto

Comunicazione, design, connessione:
la nostra nuova voce nel mondo digitale.

 

Il rinnovamento di un logo non è un banale cambio d’abito, ma un fatto straordinario: la manifesta aspirazione ad essere coinvolti in nuove realtà, per diffondere nuovi messaggi. Messaggi comprensibili nello scenario dove avvengono, determinati proprio dalla comprensione dello scenario dove avvengono. La necessità di evolversi è anche gioia di abbracciare nuovi linguaggi e superare abituali confini.

Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare.
— Eraclito
Ciò che abbiamo cercato di rappresentare è un’immagine ideale, atemporale. Essenziale.

 

Siamo partiti dalla luce. Non soltanto la luce come mezzo per vedere ma anche rivelazione: la luce che emana la verità raggiunta tramite la conoscenza. La luce che permette di percepire la profondità della realtà.

Il luogo entro il quale la luce filtra nella grande casa dell’Arcidiocesi di Otranto, ovvero la Basilica, è diventato forma e colore.

Colori brillanti, che ispirano meraviglia e ottimismo: turchese, corallo e lime.

Il bianco ha un grande ruolo in ciò: definisce con immediatezza i contorni delle tinte e ce li espone in tutta la loro splendida potenza.

Infine, l’alfabeto grafico - disegnato appositamente sulla base di un carattere tra i più classici - è sobrio, di grande tradizione ma possiede uno slancio moderno.

Stimoliamo il desiderio di conoscere.
Se non c’è, evochiamolo!

 

Tutto con un semplice logo? No, il nuovo logotipo è solo il punto di partenza: la rinnovata personalità si costruirà giorno dopo giorno, attraverso temi di grande interesse ed un linguaggio contemporaneo. Allontanandoci dalle consuetudini - senza mai prender distanza dalla tradizione e dalle sue meraviglie - ci avviciniamo alle persone ed al loro quotidiano.

Cerchiamo un dialogo, una connessione: vinciamo la distrazione, miriamo alla curiosità.