Un appuntamento per “riunire intorno a Maria le membra sofferenti, pregare per loro e con loro per il bene della Chiesa e del mondo, in unione al nostro Pastore Mons. Francesco Neri”. Così don Francesco Coluccia, incaricato della Consulta per la pastorale sanitaria, spiega il senso del pellegrinaggio diocesano al Santuario “Maria Ss. di Montevergine”, a Palmariggi, cui prendono parte 1.500 persone tra Apostolato della Preghiera, Unitalsi sottosezione di Otranto e Cvs di Otranto. “L’uomo nella sofferenza – spiega don Coluccia riflettendo sull’iniziativa – brancola nel buio. Tutto parla di fragilità e fine. La preghiera rinsalda la fiducia. Nell’incontro con Cristo il malato ritrova la speranza per una guarigione interiore, per la salvezza dell’anima, per la salute del corpo. Egli non si sente solo, abbandonato. Nella preghiera incontra il volto dei fratelli ristabilendo relazioni che aprono nuovi orizzonti di solidarietà, prossimità e comunione. Cristo con la sua croce ci ha mostrato come vivere la sofferenza senza soccombere”. Nella preghiera, prosegue il sacerdote, “l’uomo sofferente recupera la propria dignità, si sente amato e coccolato da Cristo. Rinvigorito nelle membra sofferenti diventa annunciatore della lieta notizia. Il letto o sedia di dolore ne divengono una cattedra di vita. Nella preghiera la comunità cristiana manifesta il suo vero volto: quello del Cristo crocifisso, morto e risorto. Nella preghiera il malato sperimenta già la gioia della Pasqua eterna dove l’ultimo nemico, la morte, è ingoiata per la Vittoria di Cristo. La preghiera in questo pellegrinaggio costruisce ponti e non solitudini”.