XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

L’ebreo incentrava il suo rapporto con Dio sulla Legge, anzi sulle leggi, su una moltitudine di prescrizioni che bisognava osservare per essere fedeli all’amicizia con Dio. Ne poteva nascere un diffuso senso di colpa, perché chi mai poteva affermare di riuscire a praticare tutti i comandamenti? Anche sforzandosi senza risparmio, era facile cadere in qualche inosservanza. E allora diventava importante osservare almeno i comandamenti più importanti, dei quali si tentava l’enucleazione dall’insieme delle leggi. Proprio a tale classificazione fa riferimento la pagina odierna con la celebre risposta di Gesù, che tante volte ci propone la liturgia. Tale pagina viene predicata soprattutto con il baricentro nell’amore verso il prossimo, e va bene, sappiamo tutti che cosa questo significa. Vorrei però oggi illuminare due lati un po’ in ombra: l’amore dal punto di vista di Dio, e l’amore verso noi stessi.

Dio cerca amore dall’uomo

Detto dal punto di vista di Dio, ciò che Gesù afferma è sorprendente! Dio si aspetta di essere amato dall’uomo! Quel desiderio che è così forte in noi, il desiderio di essere amati, misteriosamente ma realmente si trova anche in Dio. Ciò significa che Dio fa due scelte.

La prima scelta è quella di puntare sulla libertà. In realtà, quello che propone Gesù di Nazaret è un comandamento molto speciale, anzi è il contrario del comandamento, è un non-comandamento. Infatti si può costringere a tutto con la forza, e si può comprare tutto: il tempo, l’energia, il corpo di una persona, ma di nessuno si può comprare l’amore. L’amore è l’unica cosa che non si può costringere. Gesù propone allora un rapporto con Dio non più incentrato sulla legge, cioè sulla logica del diritto e del dovere, ma sull’amore, che è libero nell’iniziare il suo movimento ed accoglie volentieri il contraccambio che si attende solo se è altrettanto libero. Dio fa la scelta della libertà. E con ciò non punta al minimo ma al massimo, perché quando si è costretti a qualcosa si cerca di rimanere nell’ambito dello stretto necessario, mentre quando si agisce per amore si fa spreco di generosità.

Da ciò possiamo comprendere meglio anche la seconda scelta. Da un lato, infatti, l’amore è una sorta di debolezza, perché amare qualcuno significa entrare in una relazione di dipendenza, dirgli «io ho bisogno di te», e permettergli di ferirci con un contraccambio inadeguato o con il tradimento. Dall’altro lato, però, l’amore è la forza più grande che ci sia. Chi ama mette le ali al cuore e a tutta la sua persona, e diventa capace di affrontare fatiche e sacrifici senza soffrirne affatto. A chi ama, niente è impossibile. Se dunque l’amore è una debolezza, è però anche la forza più straordinaria che esista. Ebbene, Dio fa la scelta di questa forza, apparentemente inerme ma finalmente più potente del male e della morte. Lo dimostrano i santi, che da innamorati di Dio sono stati i più grandi innamorati dei loro fratelli e delle loro sorelle.

«Come te stesso»

Anche questo può stupire, ma dietro il comandamento di amare l’altro Gesù pone quello di amare se stessi. L’amore verso noi stessi non è semplicemente un diritto, è un comandamento! Il Signore esige che amiamo noi stessi. Un affare è l’egoismo, che è mettere se stessi narcisisticamente al centro dell’universo, subordinando e strumentalizzando le persone e le cose in vista del nostro io. Un affare ben diverso è l’amore verso noi stessi. Non siamo forse noi una porzione preziosa della creazione, frutto delle mani di Dio, al pari di ogni altro elemento del cosmo? Non siamo forse noi il primo dono che Dio ci ha fatto? E allora perché tanti di noi non credono nella propria amabilità? perché talora tendiamo ad autodistruggerci? Ci confessiamo dei danni che ci rechiamo con l’eccesso di cibo, di bevanda, di fumo, di lavoro? Confessiamo lo spreco delle nostre risorse di tempo e di intelligenza? Solo se impareremo ad amarci nell’amore di cui ci ama Dio, potremo imparare ad amare gli altri.

L’amore è dunque la realtà più primordiale, ma anche qualcosa di difficile e da imparare. Mettiamoci dunque alla scuola del più grande maestro di amore, Gesù di Nazaret, che insegna dalla cattedra dell’eucaristia, e da lui apprendiamo sempre di più ad amare Dio, il prossimo e noi stessi.

+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo