Da un Iato Pilato, dall’altro il Signore Gesù. Forse non ci rendiamo conto del contrasto che si stabilisce in questa contrapposizione. Da un lato, il rappresentante della macchina da potere più grande e tremenda del tempo, padrona di tutto il mondo. Dall’altro lato, un uomo inerme, membro di un popolo piccolo ed insignificante nel quadro delle nazioni. Forse – per capire meglio – dovremmo immaginarci Pilato nella divisa di un ufficiale delle SS, dinanzi all’ebreo di un ghetto.
Pilato
Chi è questo favorito dell’antisemita luogotenente di Tiberio, spedito in una provincia lontana a tenere lα situazione sotto controllo? Chi è questo personaggio minimo della storia romana, che è però il più citato – dopo Maria di Nazaret – per la menzione che se ne fa ogni domenica nel simbolo? Pilato è ognuno di noi in quanto si lascia sedurre dal potere che viene dai regni di questo mondo. L’ambizione del potere rende però debolissimi, perché ci avvolge nell’angoscia di doverlo conservare ed incrementare, finché non arriva qualcuno più forte di noi, che ci fa fuori, come appunto è accaduto a Pilato, del quale si è persa ogni traccia.
Stiamo in guardia tutti dalla tentazione del potere! Per quanto non investiti di cariche, tutti siamo esposti al pericolo, che si annida nel possesso di un mazzo di chiavi, nella gestione di un locale, nel fatto che siamo prima degli altri in un posto ed impediamo il rinnovamento col semplice fatto della nostra ingombrante presenza…
Gesù il Re
Gesù è sempre stato accuratamente alieno dalla tentazione del potere, da quando il diavolo lo conduce su alto monte dopo i quaranta giorni nel deserto, a quando fugge via dalla folla che stava per prenderlo per farlo re. Ora però Gesù rivendica la propria regalità. In quale regno Gesù è il re? Nel regno di Dio, che non è il regno nel modo in cui lo intende il mondo. È invece il regno dell’amore. Qui Gesù è il numero uno, perché è colui che ha amato di più. In questo tipo di regalità, Gesù ci invita ad entrare. Della regalità di Gesù noi siamo stati fatti partecipi mediante il battesimo.
Regnare su di sé
Imperare sibi maximum imperium. Non dobbiamo desiderare di regnare sugli altri, ma su noi stessi, impero ben difficile. Per esercitare autorità sugli altri, occorre prima essere riusciti a governare se stessi.
Vogliamo che Lui regni su di noi
È su di noi che Gesù deve regnare, non sugli altri. Chi è la prima persona in cui mi imbatto, appena esco fuori da me stesso? Se mi dicono di pronunciare il primo nome che mi viene in mente, dico il nome «Gesù»? Se la risposta è «no», Gesù non è ancora il nostro re. Gesù esige – in quanto il re – il primo posto, in tutti, non solo in frati e suore ma anche negli sposati. Solo così il nostro amore sarà intenso e duraturo. Quando infatti amiamo qualcuno mettendolo al primo posto e facendone il fine della nostra vita, inevitabilmente incontreremo il suo limite, e l’amore si trasformerà in odio, o per lo meno in risentimento, insofferenza, stanchezza… Se invece ameremo tutti attraverso Gesù ed il suo amore, li ameremo al modo di Gesù, cioè di più e meglio.
Sia questa celebrazione il rinnovamento della nostra scelta di mettere Gesù al primo posto nella nostra vita. Scegliamo Gesù, che ha scelto l’amore.
+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo