Lettera dell’Arcivescovo a tutti i fedeli per la Pentecoste 2025

La speranza dell'amore

Carissimi fratelli, carissime sorelle,
dopo aver toccato in questo Giubileo i nessi della speranza con la verità, con la bellezza, con l’eternità, dedico questa lettera per la Pentecoste alla speranza dell’amore.

Dio è amore

Nella sua prima lettera, san Giovanni pone un’affermazione fondamentale: «Dio è amore» (4, 8). Anche se noi cristiani la udiamo da duemila anni e ci siamo ormai abituati, non dobbiamo dimenticare che, allorché essa è stata avanzata per la prima volta dal cristianesimo, suonava in modo scandaloso e affascinante. Per altre antiche religioni, infatti, Dio è il terribile, la somma maestà e potenza, della cui ira c’è da avere paura. E per la filosofia greca, Dio può essere amato, ma non può amare. Infatti, dire a qualcuno «ti voglio bene» significa riconoscere la propria povertà. Se manifestiamo il desiderio di diventare amico di qualcuno o di formare coppia con un partner, stiamo riconoscendo che l’altro ci arricchisce, che insieme all’altro siamo qualcosa di più, mentre da soli siamo qualcosa di meno. Con ciò stesso, dunque, riconosciamo la nostra povertà: non bastiamo a noi stessi, gli altri ci sono necessari. «Come potrebbe Dio – era l’obiezione degli antichi – aver bisogno di qualcuno? Che divinità sarebbe la sua, se gli mancasse qualcosa? Perciò Dio può essere amato, ma non può amare».
A fronte di ciò, comprendiamo la novità della Rivelazione: Dio è qualcuno che ama, Dio è amore.

Amore assoluto

Dio è amore in se stesso, è Amore assoluto, come insegna sant’Agostino, il quale interpreta l’amore nell’uomo come un riflesso dell’amore in Dio. Nell’amore umano occorre qualcuno che ami, qualcuno che sia amato, e il nesso dell’amore stesso che fa dell’io e del tu un noi. Nella creatura questa è un’impronta del Creatore, che è Eterno Amante, l’Io del Padre; è Eterno Amato, il Tu del Figlio; è Eterno Amore, il Noi dello Spirito Santo. «In verità vedi la Trinità, se vedi l’amore. Ecco sono tre: l’Amante, l’Amato e l’Amore» (De Trinitate, 8, 8, 12; 8, 10, 14).
Dio è Padre del Figlio nello Spirito, Gesù è il Figlio del Padre nello Spirito, lo Spirito è la comunione che dell’Amante e dell’Amato fa una cosa sola.

I desideri dell’amore

Per comprendere come Dio sia amore verso di noi, dobbiamo chiederci quali sono i desideri dell’amante verso l’amato.
Il primo desiderio dell’amante dice all’amato: «io voglio che tu esista». È il mistero della creazione che è appropriata al Padre, e chiama ad esistenza tutte le cose, noi uomini e donne in luogo speciale, ma anche le stelle, e gli alberi, e le montagne, e ogni fogliolina e ogni goccia d’acqua.
Il secondo desiderio dell’amante verso l’amato dice: «io ti perdono». Infatti, colui che ama deve prepararsi a soffrire, ma colui che ama sa superare la ferita che riceve dall’amato con il perdonare, che è generare una seconda volta l’amore. Questa è l’opera della redenzione, attuata per mezzo del Figlio, colui che riconcilia gli uomini con Dio e fra loro.
Infine l’amante dice all’amato: «non posso vivere senza di te, devo vivere sempre accanto a te, anzi vorrei vivere dentro di te, tu sei il luogo in cui vorrei abitare». Tale è il mistero che si realizza allorché ci vien fatto il dono dello Spirito, nel quale la Santissima Trinità prende dimora dentro di noi, e noi diventiamo l’abitazione di Dio, ove egli vuole sempre stare, ed effondere la dolcezza della sua presenza e trovare gioia e riposo.

L’amore di Dio nei nostri cuori

Il frutto che scaturisce dal sacrificio di Cristo, è lo Spirito Santo. L’amore con il quale il Padre ama il Figlio e con il quale il Figlio riama il Padre, viene donato dal Padre e dal Figlio a compimento della salvezza. Nella Pentecoste si adempie la preghiera di Gesù al Padre: «Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17, 6). L’apostolo Paolo proclama che «l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato donato» (Rm 5, 5). Lo Spirito Santo è l’amore col quale Dio ci ama e col quale Dio ci fa amare.
La sua azione è ben descritta dal patriarca Ignazio IV di Costantinopoli: «Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma nello Spirito Santo, il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno, l’uomo lotta contro la carne, Gesù Cristo Signore risorto è presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa è segno della comunione trinitaria, l’autorità è servizio liberatore, la missione è una Pentecoste, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano è divinizzato».

L’amore fa nuove tutte le cose

La fede sa che il cielo e la terra passeranno. Gesù infatti ha annunciato in profezia che la creazione terminerà, e giungerà all’incontro con il Signore glorioso: «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13, 24-27.31). Nella Parola tutte le cose sono state create da Dio, per mezzo e in vista di Colui che è la Parola di Dio fatta carne. La potenza creatrice della Parola divina si è concentrata in Gesù Cristo, e passa anche attraverso le parole che ci ha donato nel Vangelo. Il Vangelo di Gesù è il vero riferimento umano per l’itinerario umano, la fonte della luce necessaria alla nostra vita, più del sole, della luna e delle stelle, e perciò, come rimarrà in eterno, anche dopo che le creature si saranno dissolte nella loro materialità.
Ma la Parola della Rivelazione annuncia anche che alla dissoluzione della creazione presente succederà una creazione nuova: «E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più» (Ap 21, 1). Pertanto, giungeranno un nuovo cielo e una nuova terra. Sarebbe insufficiente intendere in senso materiale la sostituzione di un universo con un altro. In realtà, dal punto di vista di Dio, che cosa è vecchio e che cosa è nuovo? È vecchio tutto ciò che scaturisce dal peccato, dal rifiuto di aprirsi all’amore verso Dio e verso il prossimo. Viceversa, è nuovo tutto ciò che obbedisce al comandamento dell’amore, che è esattamente il contenuto delle parole di Gesù, le quali non passeranno mai. Sarà nuovo il cosmo quando l’unica legge a cui tutte le creature obbediranno sarà quella dell’amore. «Il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!» (1 Gv 2, 17). La volontà di Dio è l’amore, «l’amore non avrà mai fine» (1 Cor 13, 8). L’amore è l’ultima parola, quella che Dio si è riservata nella risurrezione di Gesù, principio della nuova creazione e del rinnovamento dell’universo.
In ogni situazione in cui l’amore vince, si anticipa il mondo nuovo, nuovo della novità dell’amore. Splende così il segno della santità, come già è avvenuto in Maria e nei santi e nelle sante della Chiesa: «Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle» (Ap 12, 1).

Carissimi fratelli, carissime sorelle, invochiamo continuamente lo Spirito Santo, affinché ci doni la forza e la gioia di compiere sempre la scelta di amare, e così collaborare al rinnovamento della storia e del cosmo. Felice Pentecoste!

Otranto, 8 maggio 2025

+ Francesco Neri OFMCap
Arcivescovo