Monastero Santa Chiara in Scutari (Albania)
Clarisse sorelle povere di Santa Chiara
Noi sorelle povere di S. Chiara, siamo qui per sprecare del tempo solo per Dio, senza possedere nulla, nella stabilità, nell'esperienza di una fraternità riconciliata, in ascolto di coloro che sono in cerca di pace. La risposta positiva alla nostra presenza non ha tardato ad arrivare: da più parti ci siamo sentite dire quanto sia indispensabile il nostro esserci, quanto l'Albania abbia bisogno di preghiera.
La Chiesa che è in Albania ci accoglie maternamente nella sua realtà giovane e viva, sebbene a lungo soffocata e duramente provata. Anche la gente comune dimostra di intuire l'essenza della nostra forma di vita.
Alla porta del monastero bussano ogni giorno molte persone e nella relazione con loro ci siamo messe ad ascoltarne le attese. Abbiamo preso visione dei vari bisogni materiali, ma abbiamo colto soprattutto l'urgenza di sostegno a un livello più profondo: ogni persona sente il bisogno di essere riconosciuta e rispettata nella sua altissima dignità. Benché l'anima dell'Albania si presenti sfinita dalla debolezza di antiche oppressioni, appare riarsa dalla sete di ritrovare la sua integrità.
Siamo qui per raccogliere le aspirazioni profonde di questa gente e tutta la Chiesa più impegnata continua a rivolgersi a noi contemplative, perché attraverso la preghiera chiediamo l'unica cosa necessaria: Dio e il suo Spirito. Avvertiamo, guardando il volto dei poveri che vengono a trovarci, nei tratti sconfitti del loro sorriso impotente, che ogni opera viene insidiata e spesso vanificata dall'ingiustizia. Sentiamo che la nostra presenza è chiamata a essere 'lievito', capace di sprigionare e condividere i valori che la madre Santa Chiara mediò dal Vangelo, l'unità di spiriti e l'altissima povertà, come frutti di un cuore unito a Gesù Cristo vivo, per rispondere soprattutto a tanti giovani che ci interpellano sul senso della vita.
Siamo qui per raccogliere le aspirazioni profonde di questa gente e tutta la Chiesa più impegnata continua a rivolgersi a noi contemplative, perché attraverso la preghiera chiediamo l'unica cosa necessaria: Dio e il suo Spirito. Avvertiamo, guardando il volto dei poveri che vengono a trovarci, nei tratti sconfitti del loro sorriso impotente, che ogni opera viene insidiata e spesso vanificata dall'ingiustizia. Sentiamo che la nostra presenza è chiamata a essere 'lievito', capace di sprigionare e condividere i valori che la madre Santa Chiara mediò dal Vangelo, l'unità di spiriti e l'altissima povertà, come frutti di un cuore unito a Gesù Cristo vivo, per rispondere soprattutto a tanti giovani che ci interpellano sul senso della vita.
La nostra piccola fraternità inter-etnica (sorelle italiane e albanesi insieme) suscita molti interrogativi, perché si presenta come possibilità di unità e di riconciliazione in seno a una terra dalle molteplici espressioni. Non siamo dei pezzi qualsiasi di popoli, messi sommariamente insieme dal caso: siamo una famiglia che desidera ricomporre le diversità, mettendo al cuore della sua vita il Vangelo.
Siamo una famiglia che desidera farsi luogo dell'esperienza di Dio, come conseguenza di uno stile di vita povero e fraterno in comunità. Fin dai primi giorni dell'entrata nel nuovo monastero, abbiamo percepito la grazia del luogo: viviamo e camminiamo sopra un terreno bagnato dal sangue di Martiri. Comprendiamo che per vie misteriose la divina Provvidenza ci ha condotte qui per riempire di nuovi significati un vero e proprio santuario del dolore umano e per essere custodi oranti della memoria, affinché tutto sia ricapitolato in Cristo.