commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

la riflessione di Don Tiziano Galati

I discepoli si avvicinano al Signore con una richiesta importante, che aumenti la loro fede, forse suscitata dalle parole, forti e scandalose, che hanno appena ascoltato dal Maestro circa la necessità del perdono ogni volta che un fratello sbaglia. Gesù risponde in modo paradossale: la fede, anche se piccola ed esigua, racchiude in sé un potenziale straordinario che l’evangelista raffigura con lo sradicamento di un albero di gelsi dalla terra e il suo trapianto in mare. La fede che viene richiesta da Gesù non è una fede grande, il paragone infatti è con il seme di senapa, ma una grande fede, nel senso qualitativo del termine, potremmo dire una fede autentica. La potenza della fede è vita per chi crede, come ricorda il profeta Abacuc nella Prima Lettura, dove all’annunzio di qualcosa di nuovo, forse una rivincita per il profeta e in lui per tutto Israele, segue il consiglio di saper vigilare, attendere, fidarsi. La fede che Dio chiede al giusto di mantenere, anche all’interno di un contesto minaccioso e ostile, è la capacità di dare credito alla parole di Dio, di fidarsi e affidarsi a una promessa di vita che, purtroppo, sembra smentita dal successo, almeno apparente, dell’arrogante, dell’empio.

La corretta relazione con Dio assume allora nel profeta la forma di una adesione totale a Lui, come sembra esprimersi anche la parabola che Gesù racconta, sempre con uno stile paradossale: agricoltore che sfrutta il suo servo. Questa parabola, ingiusta per orecchie moderne, perché non viene rispettato alcun obbligo sindacale, serve a descrivere il rapporto del discepolo con il Signore verso il quale presta il suo sevizio in maniera disinteressata, generosa e gratuita. Viene così smontata ogni pretesa umana nei confronti di Dio o che cerchi di servirsi di Dio. Il versetto finale provoca personalmente il lettore della parabola a dire di sé di essere un servo senza pretese, questa traduzione è più logica rispetto a quella che dice “inutile” perché il servo non è inutile, serve al suo padrone, ma è senza pretese, non si dovrebbe aspettare alcun ringraziamento per il servizio svolto. Questo è ciò che anche Paolo raccomanda a Timoteo: la testimonianza della fede ricevuta, senza tentennamenti e con coraggio.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico