Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XXVI Domenica del Tempo ordinario – Anno B

La riflessione di Don Tiziano Galati

Oggi ci viene chiesta una profonda libertà davanti a Dio e al suo agire. Sia nella Prima Lettura, sia nella pagina evangelica ci troviamo di fronte all’operato di Dio e alla reazione di alcuni che si ritengono servi del Signore e che si scandalizzano della profonda libertà con cui Egli agisce.

Il primo scandalo è proprio quello di credere di possedere Dio, di essere gli unici depositari del suo volto perché seguiamo lui. Giovanni intende impedire l’attività dell’uomo “perché non ci seguiva”, cioè non era membro del loro gruppo. Il racconto richiama il noto episodio biblico che leggiamo nella Prima Lettura: dietro comando di Dio, Mosè sceglie 70 anziani come suoi collaboratori e su di essi Dio fa scendere il suo Spirito, che si manifesta mediante la facoltà di profetizzare. Anche due di essi, che in quel momento si trovavano fuori del gruppo, ricevono la stessa prerogativa. Come Mosè anche Gesù respinge la richiesta che gli è stata fatta di impedire a Eldad e Medad di profetizzare (Prima Lettura), all’esorcista di esercitare il suo ministero (Vangelo).

Gesù ridimensiona le pretese di Giovanni e dei suoi discepoli. Compiere i miracoli nel nome di Gesù è già aver riconosciuto la sua autorità, è già essere stati visitati dallo Spirito Santo. La comunità dei credenti in Cristo è molto più grande del ristretto gruppo dei discepoli e Gesù invita i suoi a non rinchiudersi in una mentalità chiusa e settaria. Il volto di Dio è rivolto a tutti e ogni piccolo ne è il custode. Gesù non afferma che tutti debbano appartenere al gruppo dei suoi discepoli, il volto di Dio travalica i confini in cui lo si vorrebbe rinchiudere. Escludere coloro che non ci seguono è una pretesa, un potere che non ci deve appartenere per non esserne posseduti e scandalizzati.

Gesù, dunque, suggerisce un atteggiamento accogliente verso tutti coloro che non si presentino apertamente come nemici. Non è possibile pensare a tutti gli estranei come a nemici, la cosa fondamentale è riconoscere il nome di Gesù, la sua autorità, l’entrare in comunione con Lui. Anche i detti successivi tendono a dirci qualcosa della sequela Christi: tutto ciò che nel proprio intimo ostacola la sequela di Gesù (significato dall’occhio, dalla mano, dal piede) deve essere prontamente eliminato per evitare l’esclusione dal regno di Dio.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico