Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XXV Domenica del Tempo ordinario – Anno B

La riflessione di Don Tiziano Galati

Quello che ci viene presentato oggi nella pagina evangelica è il secondo annuncio della Passione. Quanto Gesù sta per dire circa i tragici eventi che lo aspettano è presentato dall’evangelista non come la semplice predizione di un evento futuro, ma come un vero e proprio insegnamento, fatto ai discepoli e per mezzo loro a tutta la Chiesa, circa il vero significato della sua persona. L’espressione “consegnare (paradidômi) nelle mani” è solitamente usata per indicare l’atto con cui una persona è data in balìa di un potere avverso e oppressore. Con essa viene descritta nella traduzione greca della Bibbia la situazione dei giusti perseguitati e soprattutto quella del Servo di JHWH, come viene descritta anche dal Libro della Sapienza nella Prima Lettura.

La vita del giusto è la più radicale contestazione dell’empio. Per questo motivo l’empio non sopporta il giusto, lo giudica fastidioso, lo vorrebbe cancellare dalla faccia della terra, perché lo percepisce come una sfida. Tra Gesù e i suoi discepoli si crea un certo disagio che emerge quando Gesù chiede conto di che cosa parlassero. La risposta diventa occasione per Gesù di un altro grande insegnamento. L’annuncio della passione e della sorte che attende il Figlio dell’uomo, per i discepoli di Gesù, è la premessa logica per un capovolgimento paradossale delle aspirazioni ad occupare i posti più alti possibili, comuni in ogni ambito della vita sociale umana. La parola è accompagnata da un gesto simbolico, che rivela la sua identità, a cui corrisponde l’identità del discepolo.

“E prendendo un bambino, lo pose in mezzo a loro e stringendolo tra le braccia, disse a loro…”. Ogni parola, qui, è significativa: è Gesù che prende un bambino, uno che è in condizioni di dipendenza, anonimo, come uno schiavo, una figura di servo. Gesù continua a capovolgere completamente la scala di valori normale per la mentalità umana: prende un bambino e “lo mette in mezzo”. Lui mette “in mezzo” alla sua comunità un bambino che lui abbraccia, per diventare una cosa sola con lui: Gesù stringendo tra le sue braccia il bambino si fa piccolo.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico