Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

La riflessione di Don Tiziano Galati

Tutto ciò che Gesù compie e dice fino al suo ingresso in Gerusalemme, avviene mentre è in cammino, deciso, verso la Città Santa dove si compirà la sua missione di morte e risurrezione. Anche nella pagina evangelica di questa domenica viene posta a Gesù una domanda circa la sorte futura e sul numero di quanti parteciperanno alla salvezza, questione viva nella discussione teologica dei maestri della Legge. Gesù non entra nella casistica della quantità ma richiama tutti ad un impegno urgente che si esprime nei termini della lotta, questo è il significato del verbo greco, tradotto in italiano con “sforzatevi”. L’invito del Signore è quello di passare per la porta stretta dell’adesione personale al Signore, della fede in Lui e della conseguente conversione, che forse non è esente nemmeno da correzione da parte del Signore come ricorda la Seconda Lettura.

Davanti a Dio non si accampano diritti, meriti e privilegi legati all’appartenenza cultuale, religiosa o nazionale (“Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza” e ancora “Tu hai insegnato nelle nostre piazze”) ma conta l’appartenere a Lui. Siamo davanti ad un linguaggio paradossale: coloro che sono stati o stanno accanto a Gesù non l’hanno realmente compreso e accolto. Chiunque avrà accolto in retta coscienza Gesù e il suo messaggio, da qualunque parte del mondo (indicata dai punti cardinali), parteciperà al banchetto del regno.

Il Vangelo di oggi contiene un proverbio che ancora una volta dimostra che Dio sovverte i criteri umani: i primi sono ultimi e gli ultimi primi, perché non conta più l’appartenenza etnica o religiosa, ma la conversione e un retto agire. Anche il profeta Isaia, nell’ultimo capitolo del suo libro, prospetta un grande raduno, sul monte di Sion, di tutti gli uomini (da ogni parte del mondo conosciuto) chiamati “fratelli”, termine di solito usato per indicare coloro che nascono dalla stessa madre o dallo stesso padre o appartengono allo stesso popolo, mentre ora tutti sono tali. Non esistono più confini nazionali né tanto meno privilegi tribali, infatti, ancora una volta, con un linguaggio ardito, si dice che anche tra i pagani, tra le genti, il Signore si sceglierà dei sacerdoti, privilegio esclusivo legato alla sola tribù di Levi.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico