Solenne Celebrazione di chiusura dell’anno giubilare

"La porta siamo noi", ha detto Mons. Neri nella sua omelia.

Nella Basilica Cattedrale di Otranto ieri sera si è svolta la Solenne Celebrazione di chiusura dell’anno giubilare. La comunità diocesana si è riunita per celebrare un momento importante e di grande condivisione.
La Celebrazione è stata animata dal Coro diocesano diretto dal Can. Biagio Mandorino.

L’Omelia dell’Arcivescovo Mons. Francesco Neri.

Il Giubileo in ogni istante del tempo
Carissimi fratelli, carissime sorelle, oggi con questa celebrazione della Santa Eucaristia, concludiamo il Giubileo nella nostra Chiesa Idruntina, che abbiamo aperto il 29 dicembre dello scorso anno. Abbiamo vissuto momenti intensi in questa Cattedrale, e siamo stati pellegrini a Roma. Adesso chiudiamo a livello diocesano questo Giubileo della Speranza, aperto a livello universale da Papa Francesco e prossimo a concludersi con Papa Leone. Siamo stati spinti a conoscere meglio questa virtù teologale, che ci colloca tra Cielo e Terra. Siamo stati accompagnati a levare in alto lo sguardo, verso Dio, che è l’oggetto della speranza. Dio ci ha fatti per sé, per ammetterci alla comunione con sé. La nostra vocazione ultima è l’unione con Dio, e il nostro cuore è inquieto, finché non trova in Dio pace, gioia, vita eterna. Ma siamo stati accompagnati anche a rendere la Terra più corrispondente al Cielo, cioè alla volontà di Dio, attraverso le opere di misericordia e di penitenza, attraverso l’incessante pellegrinaggio della conversione a Dio e al prossimo. Si preparano il Cielo nuovo e la Terra nuova, migliorando la Terra che ci è stata da Dio, affinché la sua volontà si compia, come in Cielo così in terra.
Occorre anche ricordare che avevamo già vissuto una premessa e preparazione al Giubileo della Speranza con l’Anno Santo della Fede, aperto da Papa Benedetto nel 2012 e concluso da Papa Francesco nel 2013.
E adesso?
Adesso il Giubileo continua, perché ogni anno, ogni mese, ogni giorno, ogni istante del tempo sono consacrati, dalla presenza di Gesù, che affermiamo quando viene benedetto il cero pasquale: «Il Cristo ieri e oggi: Principio e Fine, Alfa e Omega. A lui appartengono il tempo e i secoli. A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno».
Adesso, come ieri, oggi e sempre, siamo chiamati a rendere ogni istante un Giubileo, rendendolo lo spazio dell’amore, della carità. «Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! (1Cor 13, 13). Tutto passerà, ma «la carità non avrà mai fine» (1Cor 13, 8). Tutto passerà, ma chi fa la volontà di Dio, che è l’Amore, «rimane in eterno!» (1Gv 2, 17).

La Porta è Gesù
Si chiudono le porte sante, e tuttavia rimane sempre aperta la vera Porta, che è Gesù stesso, per noi che siamo le pecore del suo gregge: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10, 9). Gesù ci introduce nella vita eterna della comunione con il Padre nello Spirito Santo.
Ma questo avviene attraverso la «Porta stretta» (Lc 13, 24), che il Signore ci ammonisce a scegliere, la porta stretta del suo Amore Crocifisso.
Ebbene, quando scelgo di essere di animo grande senza attaccarmi alle cose trascurabili, attraverso la porta che è Gesù.
Quando lotto contro i demoni dell’invidia, della superbia, dell’orgoglio, dell’ira, attraverso la porta che è Gesù.
Quando accetto l’altro così com’è, e cerco il bene del prossimo, senza cercare anzitutto il mio interesse, senza pretesa di avere l’ultima parola, senza pretesa di contraccambio, attraverso la porta che è Gesù.
Quando non tengo conto del male ricevuto, e anzi vado incontro al nemico, al mio fratello, cercando il dialogo e la riconciliazione, tutto scusando, tutto credendo, tutto sperando, tutto sopportando, attraverso la porta che è Gesù.
Quando mi apro al grido dei poveri e dei sofferenti, quando non accetto di abituarmi alle stragi degli innocenti, cominciando da quelli uccisi da Erode duemila anni fa per arrivare ai centosedici annegati nel nostro Mare sotto Natale e ai giovani costretti ad arruolarsi e a massacrarsi nelle guerre volute dagli Erode di oggi, ma anzi mi indigno e reagisco, impegnandomi per un mondo più giusto e fraterno, attraverso la porta che è Gesù.

La porta siamo noi
Perché in definitiva – questo è il mistero dell’Incarnazione – è il Signore che vuole attraversare la porta che siamo noi: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20).
Carissimi fratelli, carissime sorelle, apriamo la porta delle nostre esistenze a Gesù.
Preghiamo, perché la grazia della Parola e dei Sacramenti ci nutra, ci guarisca, ci illumini nel cammino.
Preghiamo, per orientare tutta la nostra persona e la nostra opera al suo mistero di Croce e Risurrezione.
Preghiamo, per rimanere fedeli ai compiti che ci sono affidati, nonostante la fatica e indipendentemente dal successo.
Preghiamo per accettare le umiliazioni, le prove e ogni forma di sofferenza come gocce che Gesù ci chiede di bere dal suo calice, come fa con i suoi amici.
E tu, Gesù, non stancarti di bussare. Perdona i nostri peccati e abbi misericordia della nostra debolezza. Tu ci sei necessario, o Cristo.
Per il mistero della tua incarnazione, per la tua nascita, per la tua infanzia e per la tua vita consacrata al Padre, ti benediciamo, Signore Gesù.
Per le tue fatiche, per la predicazione del Regno, per il tuo amore ai peccatori, ti benediciamo, Signore Gesù.
Per la tua passione, per la desolazione e la croce, per la tua morte e sepoltura, ti benediciamo, Signore Gesù.
Per la tua risurrezione e ascensione, per l’effusione dello Spirito Santo, ti benediciamo, Signore Gesù.
Per la tua gloria eterna, nella quale speriamo di entrare insieme ai nostri fratelli e sorelle defunti, ti benediciamo, Signore Gesù.
Tu sei Colui che è, che era e che viene (Ap 1, 4). Tu sei la stella radiosa del mattino, l’incarnazione dell’infinito amore, la salvezza sempre invocata e sempre attesa, l’unica speranza del mondo. Lo Spirito e la sposa ti dicono: «Vieni!». Maranathà, vieni, vieni presto, Signore Gesù (Ap 20, 21).

+ Francesco Neri
   Arcivescovo