Nella Seconda Lettura tratta dall’incipit della Lettera ai Romani, capolavoro teologico di Paolo, l’apostolo si autodefinisce “schiavo” di Cristo Gesù. Con ciò egli esprime una relazione di totale e incondizionata appartenenza. In secondo luogo Paolo è apostolo, nel senso più stretto del termine. Non si è offerto da sé a questo incarico, lo ha ricevuto per chiamata divina e per elezione. È stato mandato per proclamare il lieto annuncio che Dio ha voluto rivolgere all’umanità che riguarda Gesù, nato dalla stirpe di Davide, costituito Cristo e Signore. Riguarda il Figlio di Dio, una persona concreta che è entrata nella storia. Da un punto di vista umano egli è nato dal seme di Davide, cioè in una stirpe ben precisa, proprio la stirpe a cui era stato promesso. Paolo riprende qui un dato della tradizione cristiana più antica. Dire che Cristo è figlio di Davide significa riconoscere la sua appartenenza ad Israele attraverso la legittimazione che Giuseppe farà del bambino. Attribuendo a Giuseppe il titolo di «figlio di Davide» il narratore vuole sottolineare che in tal modo il bambino generato dallo Spirito Santo sarebbe entrato anche lui a far parte della dinastia davidica. Per la sua risurrezione il Figlio di Davide viene costituito “Figlio di Dio con potenza”. “La risurrezione svela quindi definitivamente qual è l’autentica identità e la straordinaria statura del Crocifisso. Una dignità incomparabile e altissima: Gesù è Dio! Per san Paolo la segreta identità di Gesù, più ancora che nell’incarnazione, si rivela nel mistero della risurrezione. Mentre il titolo di Cristo, cioè di ‘Messia’, ‘Unto’, in san Paolo tende a diventare il nome proprio di Gesù e quello di Signore specifica il suo rapporto personale con i credenti, ora il titolo di Figlio di Dio viene ad illustrare l’intimo rapporto di Gesù con Dio, un rapporto che si rivela pienamente nell’evento pasquale. Si può dire, pertanto, che Gesù è risuscitato per essere il Signore dei morti e dei vivi o, in altri termini, il nostro Salvatore” (Benedetto XVI, Udienza generale del 5/11/2008), secondo il significato del nome con cui Giuseppe chiamerà il figlio di Maria: Gesù, Dio salva.
Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico
