Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

La riflessione di Don Tiziano Galati

La via che conduce Gesù a Gerusalemme è una strada “trafficata” da incontri che diventano occasioni di grazia, come quello che la Liturgia oggi ci presenta. Dieci lebbrosi, che secondo le prescrizioni del Levitico (13,45-46), si tengono a distanza da Gesù e dal gruppo che lo segue, invocano da lui misericordia. Chiamano Gesù, Maestro, riconoscendolo tale, forse, non tanto per la forza della sua parola, ma per la sua autorità. Gesù non si avvicina, non li tocca, li vede soltanto, sembra quasi disinteressato alla loro richiesta, ma li rimanda dal sacerdote perché certifichi l’impurità o meno causata dalla lebbra, secondo le norme per la purificazione di un lebbroso contenute nel Libro del Levitico (14,3).

Seguendo la parola di Gesù si compie la guarigione di queste persone, è un miracolo a distanza, come quello di cui è stato protagonista Naaman il Siro nella Prima Lettura, di cui leggiamo solo la seconda parte. Anche Naaman, dopo un po’ di riluttanza, aveva eseguito il comando del profeta Eliseo, dato non faccia a faccia, ma per interposta persona, di bagnarsi sette volte nel Giordano (2Re 5,1-14). Riavuta la salute Naaman torna da Eliseo per ricompensarlo, ma poiché ciò che è accaduto è opera di Dio, Eliseo rifiuta il dono, allora Naaman proclama la sua fede nell’unico Dio di Israele. Dei dieci lebbrosi guariti solo uno, designato da Luca come samaritano, cioè assimilato ai pagani e agli stranieri, torna indietro per lodare Dio e si prostra ai piedi di Gesù riconoscendone la sua signoria e affermando, senza parole, ma con i gesti, la sua fede.

Proprio questa, per le parole di Gesù, è la forza che lo ha fatto salvo: la fede suscitata dal dono ricevuto di cui il samaritano ha sentito il bisogno di ringraziare. Ma Gesù pone anche delle domande che lasciano intendere al lettore di questa pagina che la misericordia è donata a tutti indistintamente, ma c’è anche il bisogno di riconoscere che essa è dono e Colui che la concede va ringraziato. Grazie alla sua fede iniziale, nel momento in cui ha chiesto il miracolo, e alla sua fede finale, quella espressa nel ringraziamento e nella prostrazione, il samaritano ha incontrato il Signore come anche Paolo, che nella Seconda Lettura, ci fa comprendere come lui viva ormai totalmente afferrato dal mistero di Cristo.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico