Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

La riflessione di Don Tiziano Galati

Un invito a pranzo diventa per Gesù l’occasione di lasciarci due preziosi insegnamenti sull’umiltà e sulla gratuità. La cornice del banchetto unisce i due discorsi di Gesù rivolti rispettivamente agli invitati e al padrone di casa. Luca dice che Gesù ha voluto raccontare un parabola, ma ci accorgiamo di quanto il linguaggio concreto per la situazione che Egli stesso sta vivendo, così possiamo andare oltre le parole di Gesù che, comprese in senso letterale, rischiano di diventare solo dei precetti del galateo, del corretto svolgimento di un banchetto che sono comuni anche agli insegnamenti dei maestri della Legge. Un fatto della vita ordinaria osservato, anzi vissuto da Gesù, viene interpretato da Lui in chiave religiosa ed esistenziale.

Il primo discorso, scaturito dal fatto che Gesù osservava come si sceglievano i posti migliori nel banchetto, diventa un insegnamento sull’umiltà, come ci aiuta a comprendere l’interpretazione che Gesù stesso da delle sue parole: “Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”, realtà che attraversa tutto il Vangelo di Luca, a partire dalla scelta di Maria Santissima nel racconto dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). Il sentimento dell’umiltà nasce dalla considerazione che ciò che si è viene da Dio e che si vive sempre in dipendenza da Lui. L’uomo di per sé è humus, terra, e l’atteggiamento corretto che deve vivere è quello dell’umiltà, termine che viene dalla stessa radice, deve cioè ricordarsi da dove viene. Nella mancanza di questa consapevolezza dice Ben-Sira nella Prima Lettura c’è la “pianta del male”.

Il secondo discorso, indirizzato a colui che aveva rivolto l’invito a Gesù, e in lui a tutti noi, diventa un insegnamento sulla gratuità: il do ut des, do a te affinché tu dia a me, che prevede una reciprocità chiusa in se stessa, è sterile davanti a Dio che, invece, è gratuità assoluta. L’esempio concreto a cui ci riportano i due discorsi di Gesù è la sua stessa esperienza: ha scelto l’ultimo posto e ha amato senza pretendere un contraccambio o una ricompensa. C’è una nuova logica con Gesù perché l’amore non calcola e toglie ogni differenza tra gli uomini. Vivere questa logica è garanzia di essere destinatari della beatitudine con cui Gesù termina il suo secondo discorso: sarà Dio a ricompensare, anzi la vita con Lui è la stessa ricompensa.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico