Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. Festa dell’Esaltazione della Croce

La riflessione di Don Tiziano Galati

Nell’Oriente cristiano si celebra, oggi come in Occidente, la Croce con una solennità paragonabile a quella della Pasqua. Costantino aveva fatto costruire a Gerusalemme una Basilica sul Golgota e un’altra sul Sepolcro di Cristo Risorto. La dedicazione di queste Basiliche avvenne il 13 settembre dei 335. Il giorno seguente si richiamava il popolo al significato profondo delle due chiese, mostrando ciò che restava del legno della Croce del Salvatore. Da quest’uso ebbe origine la celebrazione del 14 settembre. A questo anniversario si aggiunse poi il ricordo della vittoria di Eraclio sui Persiani (628), ai quali l’imperatore strappò le reliquie della Croce, che furono solennemente riportate a Gerusalemme.

Da allora la Chiesa celebra in questo giorno il trionfo della Croce che è segno e strumento della nostra salvezza, come si esprime il Prefazio di questa Celebrazione: “Nell’albero della Croce tu o Dio hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore”. Perciò, a ricordo del primo e del secondo avvenimento, si cantano dei versi gioiosi e commoventi: “Oggi si esalta la Croce ed il mondo si santifica, giacché Tu che siedi sul trono con il Padre e il Santo Spirito, stendesti le Tue mani su di essa e tutto il mondo fu portato a conoscerti. Tu rendi degni dell’eterna gloria coloro che in Te sperano”. La Liturgia della Parola è tutta incentrata sull’innalzamento: il bastone di Mosè con il serpente di bronzo (Prima Lettura), il Figlio dell’uomo innalzato sulla croce, come dice Gesù a Nicodemo che era venuto per confrontarsi con lui (Vangelo), Gesù Cristo innalzato, esaltato sopra ogni cosa nella gloria del Padre (Seconda Lettura).

Il verbo “innalzare” viene applicato sia al serpente che al Figlio dell’uomo; mentre però nel primo caso riguarda solo un moto locale, nel secondo richiama il successo ottenuto dal servo di JHWH mediante la sua morte in croce. Per Giovanni l’innalzamento di Gesù sulla croce fa di lui, ad analogia del serpente di bronzo, un segno di salvezza, e al tempo stesso denota il suo successo come Servo di JHWH e come Figlio dell’uomo. Su questo sfondo la morte di Gesù in croce viene vista come la sua massima esaltazione, perché è il momento in cui si attua il suo ritorno al Padre, e al tempo stesso la vittoria sul peccato e la riconciliazione dell’umanità con Dio.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico