COMMENTO AL VANGELO. I DI AVVENTO

La riflessione di Don Tiziano Galati.

Il nuovo Anno Liturgico che oggi comincia, caratterizzato dalla lettura dell’Evangelo secondo Matteo, ci presenta subito in questa Liturgia della Parola l’obiettivo da raggiungere e il modo in cui fare questo. L’obiettivo è quello di arrivare al monte Sion dove tutte le genti affluiscono perché lì il Signore darà una parola di vita per tutti; in questa immagine il profeta Isaia, uno dei grandi protagonisti del cammino dell’Avvento, racchiude la realtà dell’incontro con il Signore, dell’ingresso nel suo regno, come ci ha aiutati a dire la Preghiera Colletta del ciclo liturgico A. Come detto dal profeta il cammino verso questo monte, dal quale poi si diffonde la pace e la giustizia, è una salita, è un cammino ascendente, laborioso, che l’apostolo Paolo, nella Seconda Lettura, e Gesù nel Vangelo, descrivono con l’immagine della vigilanza. Nella parte parenetica, cioè esortativa, della Lettera ai Romani, l’apostolo Paolo invita i suoi lettori a vivere, a concretizzare la loro identità di figli di Dio, salvati dalla Croce del Signore e uniti a Lui indissolubilmente. Allora, se si è figli della luce, bisogna opporsi alle opere delle tenebre, rivestendosi di Cristo (13,14), cioè facendo diventare il Signore il metro di paragone e di misura della mia esistenza. Anche Gesù, all’interno di quello che gli studiosi chiamano il discorso escatologico, cioè sulle cose ultime, richiama l’attenzione dei suoi discepoli a non essere indifferenti verso la realtà del ritorno del Signore e a mantenersi vigilanti per non correre il rischio di non essere con il Signore. Gli uomini saranno colti lì dove essi vivono: il campo, la macina, in una parola nel loro quotidiano, per questo è necessario essere vigili e pronti. La vigilanza e la prontezza sono due realtà necessarie per non giungere impreparati all’incontro con il Signore e, da un punto di vista letterale e logico, all’interno del brano evangelico che leggiamo, sono legate tra di loro, perché la vigilanza cristiana non è passiva attesa degli eventi, ma attesa attiva per non lasciarsi travolgere da essi ma per poterli vivere come ora di grazia.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico