Il nuovo Anno Liturgico che oggi comincia, caratterizzato dalla lettura dell’Evangelo secondo Matteo, ci presenta subito in questa Liturgia della Parola l’obiettivo da raggiungere e il modo in cui fare questo. L’obiettivo è quello di arrivare al monte Sion dove tutte le genti affluiscono perché lì il Signore darà una parola di vita per tutti; in questa immagine il profeta Isaia, uno dei grandi protagonisti del cammino dell’Avvento, racchiude la realtà dell’incontro con il Signore, dell’ingresso nel suo regno, come ci ha aiutati a dire la Preghiera Colletta del ciclo liturgico A. Come detto dal profeta il cammino verso questo monte, dal quale poi si diffonde la pace e la giustizia, è una salita, è un cammino ascendente, laborioso, che l’apostolo Paolo, nella Seconda Lettura, e Gesù nel Vangelo, descrivono con l’immagine della vigilanza. Nella parte parenetica, cioè esortativa, della Lettera ai Romani, l’apostolo Paolo invita i suoi lettori a vivere, a concretizzare la loro identità di figli di Dio, salvati dalla Croce del Signore e uniti a Lui indissolubilmente. Allora, se si è figli della luce, bisogna opporsi alle opere delle tenebre, rivestendosi di Cristo (13,14), cioè facendo diventare il Signore il metro di paragone e di misura della mia esistenza. Anche Gesù, all’interno di quello che gli studiosi chiamano il discorso escatologico, cioè sulle cose ultime, richiama l’attenzione dei suoi discepoli a non essere indifferenti verso la realtà del ritorno del Signore e a mantenersi vigilanti per non correre il rischio di non essere con il Signore. Gli uomini saranno colti lì dove essi vivono: il campo, la macina, in una parola nel loro quotidiano, per questo è necessario essere vigili e pronti. La vigilanza e la prontezza sono due realtà necessarie per non giungere impreparati all’incontro con il Signore e, da un punto di vista letterale e logico, all’interno del brano evangelico che leggiamo, sono legate tra di loro, perché la vigilanza cristiana non è passiva attesa degli eventi, ma attesa attiva per non lasciarsi travolgere da essi ma per poterli vivere come ora di grazia.
Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico
