Commento al Vangelo

Commento al Vangelo. XXV Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

La riflessione di Don Tiziano Galati

Nella pagina evangelica di questa domenica Gesù sceglie appositamente di scandalizzare i suoi ascoltatori con la vicenda di un amministratore disonesto che per limitare le sue perdite (non quelle del padrone!), non esita a essere disonesto fino in fondo arrivando, addirittura, ad essere lodato dal padrone. L’amministratore, che traeva il suo guadagno dai prestiti che faceva per conto del padrone, condona due grossi forniture a due grossisti dell’epoca e provocando un danno al suo padrone, ottiene l’amicizia di queste persone che possono aiutarlo nel momento in cui cade in disgrazia. Una ricchezza disonesta, come quella degli sfruttatori rimproverati dal Signore nella Prima Lettura, diventa, allora la garanzia di salvezza di questo amministratore, come lascia sottintendere l’uso della parola “mammona” nel testo greco, non riportata in italiano se non come “ricchezza”.

Il termine “mammona” in ebraico deriva dalla stessa radice del verbo ebraico “credere”, per questo può essere tradotta come “la cosa in cui pongo fiducia” e, per questo, si oppone a Dio che è l’unico in cui l’uomo deve riporre la sua fede, come ci aiuta a dire la preghiera di Colletta del ciclo liturgico C. Questa opposizione nasce non perché la ricchezza sia un male in sé, ma perché l’uomo vi attacca il cuore e la usa male. Per questo “mammona” e Dio risultano essere avversari in concorrenza e la loro incompatibilità si gioca nel cuore dell’uomo. Da qui derivano alcune sentenze che Gesù pronuncia verso i suoi discepoli, incoraggiandoli innanzitutto a darsi da fare per la salvezza eterna, come l’amministratore si è dato da fare per quella terrena e poi richiamandoli a essere fedeli nel poco e nella ricchezza altrui per poter essere fedeli nel molto e nella propria ricchezza.

Il discepolo che si dimostra fedele nelle cose della terra, che sono considerate il minimo, offre buone garanzie di essere un buon amministratore delle cose di Dio, che sono il massimo. Anche Paolo nella Seconda Lettura dice di se stesso di essere stato costituito amministratore del mistero di Gesù Cristo, essendone diventato messaggero e apostolo.

Don Tiziano Galati
Responsabile dell’Apostolato Biblico
Ufficio Catechistico