La Liturgia della Parola odierna ci mette di fronte ad una delle pagine più scandalose del Nuovo Testamento perché Gesù parla di fuoco, divisione e spada che lui sarebbe venuto a portare. L’immagine del fuoco, che evoca subito quella del giudizio, secondo il comune sentire del pensiero biblico ed extrabiblico, potrebbe significare qui il fuoco dell’Evangelo che il Signore è venuto ad annunciare e lo Spirito Santo che, secondo la predicazione di Giovanni Battista, il Messia è venuto a portare (Lc 3,16: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”).
Nell’uso delle immagini della spada e della divisione vengono richiamate le parole che il vecchio Simeone disse a Maria quando il bambino Gesù fu presentato al Tempio: “Egli è segno di contraddizione… perché siano rivelati di molti cuori i pensieri” (Lc 2,34b.35b) e ritorna alla mente anche lo scandalo e lo sdegno suscitato dalle sue parole nella città di Nazareth (Lc 4,16-30). Se leggiamo le parole di Gesù alla luce della profezia di Simeone comprendiamo che la sua persona non lascia indifferenti, davanti a Lui si è chiamati a prendere posizione: pro o contro. Dalla scelta fatta nasce la divisione perché alcuni accettano l’Evangelo e altri lo ostacolano, forse anche all’interno della stessa famiglia.
Sono le sue parole a provocare, a suscitare una risposta, come accade a Geremia che non rinuncia a dire le parole di Dio contro il re, i notabili del popolo e la loro falsa sicurezza e, per questo, viene messo a tacere. Di fronte ad un’esigenza così radicale è indispensabile saper giudicare per scegliere, come avviene nel giudicare l’aspetto, “la faccia”, del tempo atmosferico, mentre non si riesce a giudicare il tempo favorevole, il kairos in greco, della sua venuta e della sua presenza e del nostro incontro con Lui. È necessario aprire gli occhi al proprio tempo e alla propria storia, anzi seguendo il consiglio dell’autore della Lettera agli Ebrei, è necessario “tenere fisso lo sguardo su Gesù” (12,2), che è sia il modello sia la mèta da raggiungere.