Nel cuore dell’estate, la Liturgia della Parola ci offre l’occasione per riflettere su una delle dinamiche della fede, di cui troviamo una definizione nella Seconda Lettura, insieme ad un esempio con cui confrontarci: Abramo. La fede è una dimensione necessaria perché le speranze divengano realtà e mette chi la possiede a contatto con ciò che è realmente vero, anche se nascosto. Così è stato per Abramo che in tutto si è fidato di Dio, dalla sua vocazione fino alla prova della legatura di Isacco, meritando di essere l’amico di Dio. Su questa fede si fondano anche le parabole che Gesù racconta circa la necessità di vigilare in attesa del Signore, realtà certa ma sconosciuta nel suo compiersi.
Queste parabole esortano i credenti ad attendere il ritorno del Signore, inaspettato e sorprendente come l’arrivo di un ladro, attivamente e pronti ad accoglierlo. Poiché l’attesa può essere gioiosa, zelante, impaziente o disperata il Signore esorta a vivere secondo le prime caratteristiche per poter godere della ricompensa. Alla domanda di Pietro che ha intuito che chi ha responsabilità nella comunità ha un compito maggiore, Gesù risponde che, pur essendo tutti chiamati alla vigilanza e ad operare come il Signore vuole da ciascuno (v.48), all’amministratore, all’economo, è affidato il compito di provvedere a ciò che serve e di essere pronto ogni volta che il padrone lo cerca.
Al contrario l’amministratore che non si mantiene fedele subirà una tremenda condanna, l’essere diviso, tagliato dice il testo greco, sicuramente non in senso fisico. L’idea della divisione potrebbe richiamare l’alleanza di Abramo con Dio in Gen 15,9-12 quando il patriarca aveva tagliato degli animali a metà e poi il Signore vi era passato in mezzo. Una delle formule imprecatorie, mentre si stipulava l’alleanza, era: “Se non dovessi rispettare la parola data che io diventi come questo animale”, l’amministratore infedele che dovrebbe essere unito al padrone, è invece diviso, separato da lui e la sua sorte è con gli empi, cioè con coloro che non sanno custodire integra la loro fede.