La autorevolezza della parola che Gesù proclama e della sua persona avranno suscitato nel cuore di un uomo in mezzo alla folla il desiderio di veder risolta una questione, quella dell’eredità, che ieri come oggi, crea tanti problemi all’interno delle famiglie. Ma Gesù dimostra di non essere interessato a queste questioni, ma usa comunque questo incontro per dare ai suoi discepoli e alla folla che lo seguiva un insegnamento importante circa le ricchezze. Attraverso due imperativi “fate attenzione e guardatevi”, Gesù indica quanto sia facile lasciarsi andare alla cupidigia che appare come il tentativo di salvare la propria vita che sperimenta il limite, dietro questa realtà si cela la paura che fa accumulare più del dovuto e del necessario, nella convinzione che la vita dipenda dall’avere.
Le parole scomode del sapiente Qohelet dichiarano che le ricchezze del mondo sono per il tempo presente e che la “ricerca affannosa” che non lascia in pace neanche nella notte è hebel, termine ebraico con cui si designa un soffio, il respiro, qualcosa di vuoto, di nessun valore e inutile, e che sembra essere l’argomento dominante l’intero libro di Qohelet. La parabola che Gesù racconta ci mostra un uomo il cui campo ha avuto un raccolto molto favorevole e che si compiace del suo lavoro e dei suoi beni, facendo di essi la propria vita e la propria sicurezza; davanti a lui si prefigura un futuro di benessere (riposati, mangia, bevi e datti alla gioia) che si intuisce dalle parole dell’uomo è solo per sé. Ma Gesù riporta anche le parole e il giudizio dell’interlocutore di cui l’uomo avrebbe dovuto aver conto: Dio che apostrofa questo uomo come stolto, cioè come uno che dimentica il timore di Dio, cioè il fatto di dipendere dal Creatore per la sua vita.
Impegnarsi ad arricchire se stessi solo e soltanto da un punto di vista materiale porta ad un giudizio di condanna da parte di Dio, come anche l’apostolo Paolo ricorda alla comunità di Colossi nell’esortazione della lettera omonima, dove stigmatizza la cupidigia come disordine che schiavizza e distoglie da Dio, facendo diventare il benessere idolo al posto del vero Dio.